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Il tribunale italiano pone il veto al referendum per liberalizzare la cannabis

Roma: mercoledì la Corte costituzionale italiana ha respinto la richiesta di tenere un referendum sulla legalizzazione della coltivazione della cannabis nonostante una corrispondente petizione abbia raccolto un gran numero di firme.

La proposta referendaria mirava a legalizzare la coltivazione di cannabis personale e ad allentare le sanzioni su altri reati correlati, con i trasgressori che non rischiavano più la reclusione per la vendita di piccole quantità di droga.

Il presidente della Corte costituzionale ed ex presidente del Consiglio, Giuliano Amato, ha dichiarato in conferenza stampa che il referendum sarebbe stato sufficiente "per far violare (l'Italia) molteplici obblighi internazionali".

Uno dei fautori della liberalizzazione - Benedetto Della Vedova del partito centrista + Europa - ha ribattuto che la sentenza del tribunale "priverebbe l'Italia di un dibattito pubblico e di un processo di riforma elettorale su libertà e responsabilità".

Gli organizzatori del previsto referendum avevano raccolto più di 630.000 firme, sostenendo che la cannabis non era più pericolosa di altre sostanze legali come tabacco o alcol. E la liberalizzazione della legge avrebbe facilitato il sovraffollamento nelle carceri, hanno detto.

Attualmente, la pena per la coltivazione di cannabis è una pena detentiva da due a sei anni. Gli oppositori del referendum, tra cui il capo della Lega di estrema destra anti-immigrazione, Matteo Salvini, hanno sostenuto che la liberalizzazione incoraggerebbe l'uso di droghe leggere e pesanti.

Il tribunale italiano pone il veto al referendum per liberalizzare la cannabis